giovedì 25 novembre 2010

PER LA CULTURA. PER L'ITALIA

Solidarietà ai migliaia di studenti che in tutta Italia protestano contro i tagli lineari di Tremonti (travestiti da riforma del ministro Gelmini).
Difendono il loro futuro e il futuro dell'Italia che se non investe nella ricerca e nell'innovazione difficilmente riuscirà a reagire rispetto alla crisi economica che investe l'Europa.

Riporto qui sotto la replica del segretario Pierluigi Bersani al ministro Gelmini...

‎"Vedo ministro Gelmini che non gradisce che io vada sui tetti. Primo, vorrei confermarle che io vado e andrò davanti ai cancelli di una fabbrica in crisi, all'Asinara dove ci sono operai da ascoltare e sui tetti, dove andavo anche da ministro.
Secondo, vedo che il ministro Gelmini mi dà dello studente ripetente: io domani metterò su internet i voti di tutti gli esami di laurea, mi aspetto che il ministro Gelmini faccia altrettanto, compreso il giro turistico a Reggio Calabria."

http://www.youtube.com/watch?v=dZamh0eaKIQ&feature=player_embedded

GRANDE SEGRETARIO!




martedì 16 novembre 2010

I VALORI DELLA SINISTRA

http://www.youtube.com/watch?v=dLwWkmIKvow

I VALORI DELLA SINISTRA

"La sinistra è l'idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti.
Abbiamo la più bella Costituzione del mondo. La si difende ogni giorno e il 25 aprile si fa festa. Inoltre nessuno può stare bene da solo. Stai bene se anche gli altri stanno un po' bene.
Se pochi hanno troppo e troppi hanno poco l'economia non gira perché l'ingiustizia fa male all'economia. Ci vuole un mercato che funzioni, senza monopoli, corporazioni e posizioni di dominio. Ma ci sono beni che non si possono affidare al mercato: la salute, l'istruzione, la sicurezza.
Il lavoro non è tutto, ma questo può dirlo solo chi il lavoro ce l'ha. Il lavoro è la dignità di una persona. Sempre. E soprattutto quando hai trent'anni e hai paura di passare la vita in panchina. Ma chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto. E allora un'ora di lavoro precario non può costare meno di un'ora di lavoro stabile.
"Chi non paga le tasse mette le mani nelle tasche di chi è più povero di lui.
E se 100 euro di un operaio, di un pensionato o di un artigiano pagano di più dei 100 euro di uno speculatore, vuole dire che il mondo è capovolto.
Davanti a un problema serio di salute non ci può essere né povero né ricco, né calabrese né lombardo né marocchino.
L'insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l'eroe dei nostri tempi. Indebolire la scuola pubblica vuol dire rubare il futuro ai più deboli.
La condizione della donna è la misura della civiltà di un Paese. Calpestarne la vita è l'umiliazione di un Paese.
Dobbiamo lasciare il pianeta meglio di come l'abbiamo trovato perché non abbiamo il diritto di distruggere quello che non è nostro. E l'energia va risparmiata e rinnovata sgombrando la testa da fanta-piani nucleari. Il bambino figlio di immigrati che è nato oggi non è né immigrato né italiano. Dobbiamo dirgli chi è. Lui è un italiano. Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento. Perché un uomo resta un uomo con la sua dignità anche nel momento della sofferenza e del distacco. C'è un modo per difendere la fede di ciascuno, per garantire le convinzioni di ciascuno, per riconoscere la condizione di ciascuno. Questo modo irrinunciabile si chiama laicità. Per guidare un'automobile, che è un fatto pubblico, ci vuole la patente, che è un fatto privato. Per governare, che è un fatto pubblico, bisogna essere persone perbene, che è un fatto privato.
Infine chi si ritiene di sinistra, chi si ritiene progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e violenza, e deve combattere contro la pena di morte, la tortura e ogni altra sopraffazione fisica o morale. Alla fine, essere progressisti significa combattere l'aggressività che ci abita dentro; quella del più forte sul più debole, dell'uomo sulla donna, di chi ha potere su chi non ne ha. E' prendere la parte di chi ha meno forza e meno voce.
Qui finisce il mio tempo ma non di certo il mio elenco.."

Pierluigi Bersani

venerdì 12 novembre 2010

Proposta per il Circolo

Proponiamo:

per le prossime iniziative pubbliche del nostro Circolo la diffusione dell'Ordine dell'Unità d'Italia.

Diffondiamo l'idea, anche in occasione del prossimo 150° anniversario dell'unità d'Italia.

Ordine dell'Unità d'Italia



ATTO COSTITUTIVO

La redazione de “Le Storie – diario italiano” , programma televisivo di servizio pubblico in onda dal lunedì al venerdì su Raitre, ha istituito l’ordine dell’Unità d’Italia.
Dell’Ordine fa parte chiunque, italiano di nascita o d’elezione, rispettoso dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge,
senta con giusto e misurato orgoglio comunanza di sentimenti con la lingua e la letteratura, il retaggio storico, l’immenso contributo alla civilizzazione umana delle arti, e perché no la cucina di geniale inventiva nella parsimonia, che questo paese ha saputo esprimere.
Chiunque può insignire dell’Ordine se stesso, o altri che di questi sentimenti siano partecipi.
L’appartenenza è indicata da un nastrino tricolore applicato sul lato sinistro del petto.


mercoledì 10 novembre 2010

Alluvioni e uso del territorio

Leggete l’articolo che segue qui sotto,

cambiate alcune denominazioni ad esempio l’aeroporto di Venezia con quello di Orio al Serio e troverete che potrebbe essere benissimo il nostro territorio.

Una occasione per riflettere su come la nostra area sia stata usata.

Alluvioni nel Veneto

Zaia smentito dai geologi

Giovedì sera alTg3 il presidente del Veneto, Luca Zaia, è stato tranciante:

la disastrosa alluvione è frutto di “calamità naturali”. Ma la Società italiana di sociologia ambientale lo smentisce in modo categorico.

In una nota i geologi, dopo aver descritto i disastri verificatesi dal Lombardo-Veneto alla Calabria, dicono fra l’altro:”Dal punto di vista scientifico, i fenomeni naturali sopradescritti rientrano nella normalità. E’ normale che in autunno si registrino piogge di tali intensità e durata”. Non è invece per niente normale che un territorio geologicamente “giovane” come il nostro sia diventato “strutturalmente fragile” perché si costruisce in zone”pericolose” e poco o nulla si investe per difenderlo.

Di recente l’Istat ha collocato il Veneto fra le regioni italiane con la massima concentrazione edilizia, case e capannoni, tanti capannoni da far esclamare nel 2003 all’allora presidente Renzo Galan “Basta capannoni!” Un grido senza alcun seguito pratico. Sempre l’Istat definiva la pedemontana veneto-lombarda – in termini meno tecnici, la un tempo splendida collina di Piovene e di Parise – una delle zone più cementificate e asfaltate d’Italia: Basta scendere in aereo su Venezia: il continuum edilizio è agghiacciante senza uno spicchio di verde in mezzo, per centinaia di chilometri da Venezia-Mestre-Padova, ormai saldate, alla Lombardia. Ed è, per lo più, edilizia “legale”, eretta in base a piani urbanistici sforacchiati da continue varianti. Perché un territorio collinare così maltrattato dovrebbe “tenere” con le piogge autunnali o primaverili? Difatti le alluvioni, qui e altrove, sono ormai permanenti.

FEDERALISMO ALL’ITALIANA

Cosa fa il governo Berlusconi, il “governo del fare”? Concorre potentemente a disfare il Belpaese riducendo nell’ultimo triennio del 60% (così il Wwf) i fondi destinati alla difesa del suolo e al restauro di un territorio massacrato. Eppure ci eravamo dati una buona legge – la 183 del 1989, nella deprecata Prima Repubblica – creando, sul modello dell’Autority del Tamigi, le Autorità di bacino. Solo che nel Regno Unito le competenze forti sono tutte andate alla Themes Autority, mentre qui si è fatto l’opposto togliendo alle Autorità (specie se interregionali, orrore) soldi e competenze. Un anticipo del federalismo all’italiana che smantella i poteri pubblici, li regionalizza, poi magari li municipalizza e infine lascia fare ai privati quello che vogliono. Case e capannoni, capannoni e case.

Nel decennio 1991-2001 in provincia di Vicenza la popolazione è aumentata del 32%, ma la superficie urbanizzata è esplosa: +342%. In tutta Italia nel periodo 1995-2006 – secondo un calcolo attento (e su dati Istat) dell’urbanista Paolo Berdini – sono stati mangiati dall’edilizia di tutti i tipi ben 750.000 ettari di suoli liberi, una regione grande come l’Umbria. Da una parte stiamo rendendo impermeabile ogni anno circa 70.000 ettari, dall’altra lo spopolamento agricolo (ripreso con forza visto che sui campi si guadagna sempre meno) abbandona a se stesse montagna e alta collina. Coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti alla prima pioggia un po’ più forte.

A questo consumo di suolo sfrenato si comincia a dare uno stop dal basso. Un buon esempio viene proprio dal Milanese, dal sindaco, Domenico Finiguerra, di Cassinetta di Lugagnano (sul bellissimo Naviglio), premiato come il più “virtuoso” poiché ha varato un piano territoriale a “consumo zero” do suoli liberi. Una sacrosanta battaglia che nel Regno Unito, pensate un po’, ha prodotto una legge severa negli anni 30 e poi una ancor più rigorosa con Tony Blair. In Germania vige dagli anni 90 una legge Merkel che punta a ridurre il consumo di buona terra, anche se quello di partenza era un terzo del nostro. E da noi? Si rincorrono i guasti di frane e alluvioni spendendo infinitamente di più in rattoppi di quanto si spenderebbe in prevenzione. E si contano tristemente i òorti: dal Polesine ad oggi, o a ieri, 3.255 includendo il Vajont che qualcuno cercò allora di spacciare per “calamità naturale”.

Vittorio Emiliani

(da l’U del 6 novembre 2010)